FAMIGLIE D'ALTRI TEMPI

“Famiglie d’altri tempi” è una raccolta di 4 volumi che racchiude la saga di molte famiglie del Veneto, in particolare del territorio trevigiano, con la ricostruzione genealogica, il significato del cognome e l’origine del soprannome, l’emigrazione, le speranze e le delusioni, la sofferenza ma anche il riscatto e la voglia di progredire. Si tratta, in totale, di un’opera di circa duemila pagine corredate di centinaia di fotografie d’epoca. Mariano Berti ha fissato così la memoria non solo di tanti nuclei familiari, ma anche di un passato che rischiava di cadere per sempre nell’oblio.

Scopri le famiglie qui sotto, oppure guarda la lista di tutte le famiglie presenti cliccando qui

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Aperitivo con l'autore in Auditorium a Casale sul Sile Sabato 3 Febbraio alle ore 18:00: una serata sulla cultura e la società veneta e l'occasione per fare aperitivo con Mariano Berti, in occasione della serata conclusiva della Mostra di strada "Alla ricerca delle nostre radici a Casale e dintorni"

 


"Fameje de 'na volta" ha vinto il primo premio al concorso letterario nazionale "Città di Cologna Spiaggia" in Abruzzo con la seguente motivazione:

"Il libro di racconti Fameje de 'na volta che ha meritato il primo premio si caratterizza per un forte ancoraggio alle tradizioni familiari e ai valori che le contraddistinguono, elemento molto importante all'interno di una società sempre più bisognosa di punti di riferimento e di ideali. Particolarmente efficace e fluido lo stile."marianopremio1rid

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I migranti partivano rivestiti della loro dignità, indossando il vestito da festa, l'unico che possedevano, perché non volevano apparire degli straccioni, ma lavoratori volenterosi, con una buona reputazione. Con queste qualità se ne andavano migliaia di giovani, e così facendo si sono conquistati una stima universale.
Un libro di racconti, di storie vere, per ricordare chi ha lasciato il proprio paese intraprendendo l'avventura migratoria per cercar fortuna, come si diceva allora, per trovare quella vita decorosa che in patria era preclusa.

 

 

 

 

 


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Senza memoria rischiamo di smarrirci. Lo si comprende da questo volume di testimonianze raccolte da voci ormai scomparse. È la vita delle famiglie rurali degli ultimi secoli, dalla nascita alla morte, vista e documentata dai parroci. Una ricerca singolare, un saggio sulla civiltà contadina che si legge come un romanzo. Un peregrinare nel tempo tra storia, fede, racconti e leggende che può costituire una guida per ricostruire la genealogia e la saga della propria famiglia.Il passato è come una stella che continua ad emanare luce anche se estinta. Oggi si corre tanto, ma forse senza sapere bene dove si è diretti. Per andare avanti è necessario talvolta fermarsi, riavvolgere il nastro e prendere spunto da chi per certe vie è già transitato.Non c’è fonte migliore di libri come questo per comprendere le radici della società in cui ci realizziamo. Da sempre gli storici si sono focalizzati sui grandi avvenimenti, sulle conquiste e crollo degli imperi, sulle ideologie dei ceti dominanti, dando importanza ai fatti in sé senza metterci il pathos, cioè senza percepirne con i sensi la consistenza umana. Questo volume, come i precedenti della stessa serie, fa un po’ di giustizia.

Mariano Berti a "Sveglia Veneti" su Rete Veneta (01/07/2021)

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Mariano Berti è stato ospite di Rete Veneta nella trasmissione Sveglia Veneti del 27/04/2023 per parlare del suo nuovo volume di "Famiglie d'altri tempi"

E' possibile rivedere l'intervento al seguente link Sveglia Veneti 

Il ventre di latta

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“Se bastassero i figli a fare felicità …”, ribatté Federica. “Ma se hanno la fortuna di avere dei bravi genitori, allora è tutto più facile”. Mario, Federica, Doriana, Martino, Loredana, mons. Orlando, suor Angelica... sono solo alcuni dei personaggi che popolano il romanzo. Ritratti tridimensionali che si fissano indelebili nella memoria del lettore il quale, seguendo le loro vicende, ha la possibilità di rivivere uno spaccato di vita veneta lungo quasi mezzo secolo.

 

 

E tu... di chi sei figlio?

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 Me pàre se ciamava Joàni, me nòno Bèpo e so pàre Mèmo, e prima ancora no sò,  me par Joàni ancóra...

Inizia così questo libro che parla di soprannomi e origine dei casati. Ogni comunità ha elaborato  nel tempo un percorso fatto di mentalità, di forme culturali, di tradizioni e di rapporti interpersonali che ne rivelano l’identità. Tutto ciò si può leggere anche attraverso i nomignoli. Essi hanno conosciuto un vero boom intorno al 1866 che sancì l’annessione del Veneto al Regno d’Italia, come se si volesse affermare una specificità che si temeva di perdere...

Conosci l’origine del tuo soprannome o quello del tuo casato? Scoprilo in questo libro.

Una ricerca, un saggio, che attraverso aneddoti e saghe familiari si legge come un libro di narrativa.

In appendice un elenco di oltre 4000 soprannomi del Veneto e di altre regioni italiane.

 

Sentieri di carità

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Questo libro ci aiuta a fare memoria di una storia di carità che non è mai venuta meno nelle comunità parrocchiali. Questa storia si è espressa in tante forme, in tanti “sentieri”: uno di questo, privilegiato, quello della S. Vincenzo. Mariano Berti, prolifico scrittore di storia locale, ci fa conoscere questa associazione, umile e nascosta, come è la carità, che «non si vanta, non si gonfia d’orgoglio… non cerca il proprio interesse» (1Cor 13,4). La San Vincenzo, con dedizione, continua a percorrere quei sentieri di carità nascosti che altri non frequentano. E il sentiero è sempre disagevole, ma è la via della vita: «Quanto stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano!» (Mt 7, 14). (don Giuseppe Tosin, parroco)

Il volo dei calabroni

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L’avvento del ciclomotore ha determinato la diffusione di una nuova mobilità, svincolata dalla trazione umana o animale, con nuove capacità di spostamento di persone e mezzi e la circolazione di idee e abitudini. Questo ha avuto un effetto positivo sulle comunità chiuse e statiche di un secolo fa, che si sono aperte alla modernizzazione. La popolarità della moto ha avuto ricadute positive sul costume e sulla moda, con nuove forme di divertimento e aggregazione, che sono state accolte con entusiasmo nella realtà sociale di Paese, come è stato appurato dalla puntuale indagine di Mariano Berti condotta con coinvolgimento affettivo che è raro trovare in pubblicazioni del genere. (Emanuele Bellò, scrittore)

 

Il nido delle rondini

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Carissima Donna, anche nella mia terra ti sei data da fare: come formica laboriosa al tempo della civiltà contadina, come ape operosa nella trasformazione industriale, come rondine sicura nel nostro tempo. Con la tua presenza porti una ventata della gioiosa primavera. Dall’alto del tuo volo scorgi altre donne come te, che hanno bisogno di incontrarsi, che hanno bisogno di aiuto; scorgi giovani e vecchi, che hanno bisogno di attenzione, di vicinanza, di ascolto in un mondo frastornato dal rumore di una frenetica corsa e dal silenzio assordante della solitudine. Con la tua presenza discreta, sai fornire opportunità di incontro a chi si sente solo, sai donare un sorriso a chi è triste, fai sentire ancora importanti le persone, che la società considera inutili. (Mario De Conto, docente di letteratura)

Il selvaggio del Lagorai

“Sono un selvaggio. L’ho sempre saputo. Fin da ragazzo amavo più la compagnia della natura che quella umana. Scrutavo ogni cosa, conoscevo ogni pianta, ogni segno di vita era per me oggetto d’interesse. Mi piaceva da morire la campagna: era la mia vera casa. E intanto puntavo lo sguardo sul profilo delle montagne che esercitavano su di me un’irresistibile attrazione, ma che a quel tempo non potevo raggiungere. Molto dopo arrivò quel magico momento e da allora le montagne sono diventate parte della mia vita.”

 

Gocce di vita

gocce di vita

Donare il proprio sangue per salvare una vita è uno dei gesti umani più meritevoli che una persona possa fare nella sua esistenza. Ho assunto con alto senso di responsabilità l’invito ad occuparmi di una pubblicazione sul percorso cinquantennale dell’AVIS di Paese, consapevole di dover interpretare quella che può essere definita l’associazione madre del Comune, per la sua storia e per ciò che fa e rappresenta. 

 

 

Paese Impresa

Paese Impresa

C’era una volta anche a Paese la civiltà contadina, con i suoi valori, le sue conquiste, le sue peculiarità, la cui sintesi è riscontrabile in parte nella attuale comunità. Solo in parte, appunto, perché, a partire dagli anni Sessanta, Paese ha avuto uno straordinario sviluppo urbano e produttivo, con conseguente irrefrenabile immigrazione da fuori, soprattutto dalla Città e da altri comuni. La gente sceglieva questo territorio perché si poneva all’avanguardia nei servizi, in sostanza per la qualità della vita. In contrasto con tutto ciò, l’ambiente veniva depauperato della sua originaria fisionomia, vittima sacrificale di una crescita che ancor oggi risulta incontenibile.

La casa degli angeli

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Cent’anni di vita costellati di avvenimenti, di fatiche, di personaggi coraggiosi, di autentica espressione umana hanno fatto la Storia della scuola dell’infanzia di Paese. È quanto si narra in questo libro. Persone lungimiranti e illuminate si erano date l’obiettivo di erudire la comunità loro affidata. Era questo l’ideale di Mons. Attilio Andreatti, il quale comprendeva che, se si volevano sconfiggere fame e guerre, si doveva iniziare dall’elevare culturalmente la gente. L’humus era fertile, ecco allora la costruzione di un edificio che fosse per tutto il popolo: l’asilo per i più piccoli, il teatro per i giovani, la scuola di cucito per le giovani, le aule per la catechesi e per le attività dell’Azione Cattolica.

 

Per mare per terra nera

Per mare e per terra

In questo volume, Mariano Berti parte dalla vita di una persona e della sua famiglia, Tarcisio Billio, per ricostruire le vicende di una comunità, quella di Porcellengo, caratterizzata fino agli anni Sessanta da una grande povertà e dalla necessità, per molti giovani, di emigrare. A partire dagli anni Sessanta abbiamo assistito ad un rapido sviluppo, che ci ha portato alla qualità di vita e al benessere economico di oggi. Uno sviluppo di cui Billio è stato testimone e protagonista una volta tornato dal Canada, attraverso la fondazione della fungaia di Porcellengo. Vicende diverse, ma che sono legate da un filo rosso: la presenza significativa del tessuto comunitario, valori di riferimento, laboriosità e coraggio di rischiare mettendosi in discussione. (Bruno Desidera, giornalista)

Terra Rossa

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Era un mattino di sole quello delle idi di marzo del 1924, quando, attaccati i buoi al carro, i Vettorel lasciarono Cordignano incamminandosi verso una nuova terra e un futuro ancora incerto. Uomini, donne e bambini, ognuno con il suo fagotto in spalla, seguendo il convoglio agrestre, attraversarono Conegliano e poi il ponte sul Piave, imboccando quindi la polverosa strada Schiavonesca verso Nervesa, raggiungendo così Giavera in tarda mattinata. Ogni tanto si erano fermati a far riposare e rifocillare le bestie. L’ultima tappa fu alla sorgente “Forame” per poi affrontare la salita verso la quinta presa del Montello. Erano ormai le prime ore del pomeriggio quando giunsero alla loro Terra Promessa, in Via Bongiovanni.

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