Hanno radici profonde i Fredi nel territorio comunale di Paese (Treviso-Italia). L’argomento è stato trattato abbondantemente nel primo volume. Si tratta di una delle più longeve famiglie, uno dei nuclei cosiddetti storici, fortemente diramato e tuttora molto pingue, che ha conosciuto una indiscussa evoluzione, ma che ha provato anche la sofferenza degli strappi emigratori. Alcuni dei suoi membri hanno raggiunto l’Australia, altri le Americhe, altri ancora sono approdati nell’Agro Pontino dando il proprio contributo a rendere fecondo un territorio depresso. Il cognome Polin è strettamente veneto, come Pulin o Pullin. Trova origine nel Trevigiano dal quale è partito per diramarsi anche in altre regioni del settentrione italiano. Nel Lazio è approdato nel 1933, con l’assegnazione dei territori bonificati delle Paludi Pontine. Polin è probabilmente la storpiatura di Paolin. Paolo potrebbe essere stato il precursore che ha dato il cognome a questa famiglia. Nei Polin “Fredi” di Paese troviamo, infatti, Paulo marito di Catarina, nato nel 1698. Probabilmente questi aveva preso il nome del nonno o comunque di un suo avo, come era usanza un tempo. In passato questo casato, a Paese, veniva spesso riportato come Pulin o Pullin. L’epiteto “Frédi” attribuito ai Polin, emerge per la prima volta nel registro delle famiglie di Paese relativamente a Carlo (1831), figlio di Faustino e di Regina Pavan: Carlo detto Freddo. Quella che segue è un’appendice al primo volume, una storia emblematica, descritta da una Polin, che ha vissuto indirettamente la sofferenza dello sradicamento del nucleo di appartenenza dalle proprie origini, per approdare in terre senz’anima nell’ormai lontano 1933, quando il Fascismo incentivò il trasferimento nell’Agro Pontino appena bonificato. Per quel tempo fu un’iniziativa rivoluzionaria. Si voleva uscire dalla grave crisi economica del 1929-30, che aveva provocato una generale disoccupazione e messo in ginocchio le economie di molti stati, ma anche di tanti risparmiatori, che per la disperazione arrivarono persino a suicidarsi. L’opportunità offerta dal governo italiano fu quindi giudicata provvidenziale e molte famiglie ne approfittarono. Tuttavia, come nelle belle favole c’è anche un rovescio, giacché la realtà si presentò ben diversa da come si era immaginata. Se l’iniziativa fu certamente un merito per il governo di allora, lo strappo di tante persone dai propri legami ed affetti fu tuttavia traumatico, pur in tempo di assoluta necessità. Circa tremila famiglie venete lasciarono tutto, quel poco che possedevano, per andare incontro ad un avvenire incerto, ma non c’erano alternative date le condizioni d’indigenza che le caratterizzava. La testimonianza che segue, di Maria Luisa Polin, ne è l’esempio emblematico. Maria Luisa è una discendente diretta di quel “Bepi Fredo”, ossia Giuseppe Polin, nato a Paese nel 1837, da Faustino (1803) e Regina Pavan. Giuseppe aveva sposato nel 1860 la compaesana Maria Luigia Nasato (1836), andando ad abitare nella borgata di Sovernigo. Il quinto dei loro sette discendenti era Giovanni Emilio Maria (1871), sposato con Bersabea Volpato, chiamata Maria Luigia. Giovanni morì di cardiopatia, il 24 settembre 1918, padre di dieci figli, aveva quarantacinque anni. Rimasta sola, con sette giovani vite a cui dare un futuro, Bersabea si trovò ad affrontare una scelta radicale, dato che le condizioni economiche anche degli altri consanguinei non promettevano nulla di buono. Decise quindi di raccogliere l’invito del regime e trasferirsi nel Lazio. Giovanni e Bersabea-“Maria”, figlia di Angelo Volpato e di Virginia Dozzo, si erano sposati a Canizzano (Treviso), il 26 aprile 1897. Dalla loro unione nacquero ben dieci nuovi membri, tre dei quali sacrificati alla diffusa mortalità infantile. Vittorio (1898-98) era il primogenito, deceduto di quattro giorni. Era quindi nata Emma Maria nel gennaio 1899, che sposerà nel 1939, a S. Marco di Littoria, il toscano Giuseppe Rosai. Terza arrivò Virginia Pasqua (1900), andata prematuramente all’altro mondo. Seguì Luigia Maria nel gennaio 1902, andata sposa nel 1929 a Paese, al compaesano Giuseppe Visentin, prima di emigrare in Canada. Nel 1905 nacque un’altra bimba, che fu chiamata Regina Maria; morì a cinque anni. Il febbraio del 1908 vide l’arrivo di Beniamino, che si congiunse il 18 dicembre 1934 con Albina Vacillotto, matrimonio celebrato nella chiesa di S. Marco di Littoria. Settimo dei figli di Giovanni e Bersabea era Vittorio Angelo (1910), il cui padrino fu Ernesto Polin, figlio di Angelo; Vittorio si coniugherà il 30 ottobre 1937, a Littoria, con Ermenegilda Cameran. Assistito nel parto dall’ostetrica Natalina Mattara, il giorno di Santo Stefano del 1911 nacque Attilio Valentino, tenuto al fonte battesimale da Valentino Severin, figlio di Abramo. Attilio sposerà Genoveffa Agnoletto. ...