Quella qui descritta è una famiglia Berti originaria del Trentino, emigrata in Brasile nel lontano 1878 per insediarsi in una località che diventerà poi una “città veneta”: Caxias do Sul, vicino a Porto Alegre. I Berti arrivarono in Brasile tre anni dopo la prima emigrazione dal Triveneto, avvenuta nel 1875, quando partì un buon gruppo di coloni, soprattutto dalla provincia di Treviso, ma anche dalla Lombardia e dal Friuli. Giunsero nello stato del Rio Grande do Sul, insediandosi nel Nordest, nella cosiddetta “zona di colonizzazione italiana”. Qui i Veneti fondarono, tra le altre, la città di Caxias do Sul, oggi fiorente centro economico, commerciale e culturale di circa mezzo milione di abitanti: un pezzo di Veneto cresciuto oltre oceano e conosciuto per la grande laboriosità e la fantastica capacità imprenditoriale. Contemporaneamente altri veneti, anche di Paese (Treviso), raggiungevano l’Argentina, l’Uruguay e il Messico. Com’è noto, a spingerli ad emigrare in massa furono la miseria, la fame e l’emarginazione cui erano vittime le classi rurali dell’epoca, le quali, stanche di spaccarsi la schiena per il solo benessere dei padroni, sentivano il desiderio di lavorare per se stessi e quindi di possedere un pezzo di terra propria. Ma emigrando finivano spesso vittime di un inganno perché andavano a sostituire il bracciantato a buon mercato in stati che, come il Brasile, stavano abolendo la schiavitù. In sostanza i grandi latifondisti non potevano più usufruire di lavoratori africani e meticci che da qualche secolo erano a loro servizio, lavorando soprattutto nelle grandi piantagioni di caffè o di cotone in cambio di niente o comunque del povero vitto e dell’alloggio in umide e insane baracche. [...] Tra questi primi coloni ci furono quindi pure dei Berti del Trentino, i quali figurano nella lista dei passeggeri del vapore Henry IV, partito dal porto di Le Havre (Bretagna, Francia) il 3 Marzo 1878 e approdato a Rio de Janeiro il 31 dello stesso mese. Si trattava della famiglia di Giuseppe Berti, nato il 12 maggio 1831, composta, oltre che dal quarantasettenne capofamiglia, dalla trentanovenne moglie Rosa Busetti (1839), dai figli Costante Zenone (1866) di anni dodici, Anna Maria Lina (1869) di otto, Giovanni Daniele di sei (1871). Giuseppe e Rosa Busetti – figlia di Carlo e Maria Guarienti – si erano uniti in matrimonio il 2 settembre 1865 nella parrocchia di S. Maria Assunta in Tassullo. Per lo sposo però era il secondo matrimonio essendo vedovo della ventitreenne Rosa Pilati (1837) con la quale si era sposato, pure nella parrocchia di Tassullo, l’11 febbraio 1860. Rosa Pilati però morì diciotto giorni dopo la celebrazione del matrimonio, il 29 febbraio 1860. Abitavano nella frazione di Rallo e lì era nato il figlio maggiore, Costante, mentre gli altri nacquero a Cagnò, ossia ad una decina di chilometri da Tassullo, entrambi comuni della Val di Non, nei pressi del Lago di Santa Giustina. Lo spostamento fa pensare ad una famiglia che cercava di sbarcare il lunario andando a servizio ora qua ora là dove trovavano da lavorare. La Val di Non è tuttora rinomata per la produzione di mele. La condizione bracciantile, soprattutto in un paese di montagna sotto la dominazione austriaca, non lasciava spazio a particolari speranze di migliorare la vita ed ecco allora il motivo dell’emigrazione nelle varie epoche, una decisione che presero anche Giuseppe Berti e la sua famiglia, che partirono per la Francia a dicembre 1877, arrivando in Bretagna nel marzo dell’anno seguente per imbarcarsi con altri concittadini per il Brasile: un viaggio di oltre tre mesi. Da Rio de Janeiro s’imbarcarono in un altro barcone, a vapore o a vela, che li portò a Rio Grande. Gli altri tirolesi, che viaggiavano insieme nel piroscafo “Henry IV”, tutti di Tassullo,
concordarono di andare alla Quarta Colonia Italiana. Giuseppe invece preferì proseguire da solo verso Campo dos Bugres. Altri emigranti, imbarcati sulla stessa nave, furono dirottati alla Hospedaria do Morro da Saúde. Mario Maestri, nel suo libro “Os Senhores da Serra”, scrive che solitamente, a partire dal 1881, gli immigranti arrivavano in Rio Grande do Sul; altri sbarcavano a Rio de Janeiro, dove, erano ospitati nella Casa dell’Emigrante a Ilha das Flores, trattenuti in quarantena quando si riscontravano malattie contagiose, soprattutto se durante il tragitto si era verificato un caso di tifo o comunque di patologie infettive. Quando a Rio de Janeiro i posti di accoglienza erano insufficienti, venivano spostati in altre regioni. Da Rio s’imbarcavano sulle navi della Compagnia di Navigazione Nazionale e in una dozzina di giorni raggiungevano Porto Alegre. Così toccò anche alla famiglia di Giuseppe Berti, sbarcata sulle coste brasiliane nel 1878. [...] (la storia completa di questa famiglia si trova nel 4° volume “Famiglie d’altri tempi”)