Andreatta ("Fallo")


Andreatta, un cognome che deriva dall’antroponimo Andrea, è attestato sin dai tempi dei romani ed è poi diventato nome di famiglia nel Medioevo, quando si veneravano oltre cinquanta santi omonimi, basti pensare all’apostolo di Gesù, fratello di Pietro, martire. Andrea deriva dal greco Andrós, che significa fortezza, uomo, poi nel Medioevo cristiano “uomo di Dio”. [...] La famiglia Andreatta soprannominata Fallo, protagonista di queste pagine, affonda le sue radici tra le amene colline della pedemontana del Grappa e le colline asolane e prima ancora probabilmente nel Vicentino e nel Trentino. Nel Comune di Bosentino, in Val Sugana, Andreatta è tuttora il secondo cognome. E non c’è da meravigliarsi di ciò, dato che la Pedemontana e l’Asolano sono facilmente raggiungibili attraverso la Valsugana e quindi Asolo attraverso la strada Schiavonesca. Tuttora le famiglie Andreatta sono diffuse prevalentemente al Norditalia, tra Veneto e Trentino. Nel Veneto sono ben radicate anche a Paderno del Grappa, Fietta e paesi limitrofi, dove emergono testimonianze risalenti al XIV e XV secolo. Nel secolo XX, con l’emigrazione di massa si sparpagliarono anche negli U.S.A., in Brasile e in Canada. Con il diramarsi dell’albero principale proliferarono anche i soprannomi, ma in questo libro ci occupiamo degli Andreatta detti “Fallo”, nomignolo che deriva da una relazione con un’omonima famiglia. Di fatto, limitatamente a questa ricerca, il nomignolo fu attribuito per la prima volta alla discendenza di Giuseppe (1814-91) e Marianna Furlanetto. Uno dei loro figli era Angelo, nato a Coste di Maser il 17 maggio 1857. Nello stesso periodo, il 10 maggio 1865, sempre a Coste di Maser, vedeva la luce “Andreata detto Fallo Andriana, figlia di Pierantonio e Favaretto Lucrezia”. La detta Adriana morì a Salvatronda il 16 luglio 1895 di tubercolosi a soli trent’anni, moglie di Lorenzo Gazzola detto Battiston. [...] Le ridenti colline asolane, patria di regine, di sangue e d’arte, furono quindi la culla degli Andreatta probabilmente fin dall’Alto Medioevo. Da allora si assiste ad una prolifica discendenza che si va tuttora espandendo in giro per il mondo. Sì, perché gli Andreatta, oltre che contadini in proprio e mezzadri di altri signorotti, nelle varie epoche furono pure allevatori di cavalli e soprattutto migranti. Così almeno si tramanda in famiglia. In particolare il nucleo della famiglia soprannominata Fallo potrebbe essere passato per Castelcucco, dove nel XVII secolo c’erano già i vari Angelo, Antonio, Giovanni, Michiel, ecc., gli stessi nomi che ritornano nei secoli a seguire. [...] Gli Andreatta “Fallo” si insediarono certamente anche ad Asolo, a Crespignaga, a Coste di Maser, quindi a Salvatronda di Castelfranco Veneto ed infine ad Azzano Decimo in provincia di Pordenone, prima di raggiungere le Americhe. Com’è intuibile, è quasi impossibile correr dietro a tutti i suoi membri. È però possibile ricostruirne la storia e la diaspora, grazie alla documentazione e alle memorie tramandate a voce dai vecchi ai giovani ed arrivate fino a noi, testimonianza di una famiglia di grande temperie, laboriosa ed orgogliosa del proprio passato.

[...] La ricerca storica degli Andreatta detti “Fallo” parte da un’iniziativa di Flavio Andreatta. Flavio Angelo Luigi Andreatta, nato il 24 novembre 1948 ad Azzano Decimo (Pordenone), è figlio di Antonio (1900-70) e di Rina Gioconda Mattiuz (1906-1992), che dal Friuli emigrarono in Canada - a Windsor - negli Anni Cinquanta del secolo scorso, ma tutta la famiglia è stata caratterizzata da questo denominatore comune: la frequente emigrazione.


[...] Come accennato più sopra, i “Fallo”, da Coste di Maser giunsero a Salvatronda nel 1876. Era abbastanza normale che la gente dei campi si spostasse da un territorio all’altro, andando dove trovava terre da lavorare, dei signorotti ovviamente. Era una prassi comune soprattutto quando, sposandosi, i giovani formavano nuovi nuclei che poi si staccavano dalla famiglia. Gli Andreatta non facevano eccezione, trattandosi di una compagine assai numerosa di contadini, ma anche di allevatori di cavalli e di buoi con i quali lavoravano la terra. Non esistevano ancora i trattori e quindi ci si avvaleva degli animali oltre che di tutte le braccia disponibili. [...] Nel 1941 Antonio andò a lavorare a Monaco di Baviera in un’impresa di manutenzione stradale. I tedeschi lo pagavano bene ed era stimato e ben trattato. Nel 1943, alla morte del padre Angelo, rientrò in Italia. Non poté però ritornare in Germania dopo l'8 Settembre per timore di essere fatto prigioniero. Coi marchi tedeschi guadagnati riuscì a pagare tutti i debiti e la famiglia finalmente conobbe un periodo di tranquillità economica. Con l’occupazione tedesca di Azzano Decimo, nel 1944 lavorò per la Todt. come guardiano all'essicatoio del paese. Per questo, considerandolo un collaborazionista, i partigiani volevano ucciderlo, ma fu difeso dai suoi compaesani che lo conoscevano come uomo buono, onesto e antifascista. [...] Alla fine lasciarono Azzano Decimo e s’imbarcarono a Genova, arrivando a New York il 24 aprile 1957. Né Flavio né sua madre sapevano una parola d’inglese: ad ogni domanda rispondevano soltanto "ok". Il dì seguente, su un treno sgangherato arrivarono a Niagara Falls, nell’Ontario. Da qui, con un altro treno raggiunsero Windsor dove trovarono ad attenderli i due congiunti con il cugino Antonio Zanette. Rina, dopo i saluti esclamò: "Varda dove che sen arrivadi!". Le case essendo tutte di legno e finti mattoni non davano la sicurezza di quella in cui avevano sempre abitato. Flavio era triste. [...] (la lunga epopea degli Andreatta-Fallo si trova nel 4° vol. “Famiglie d’altri tempi”)

 

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