D'Alessi ("Marciòro")

LA FAMIGLIA D’ALESSI (“Marciòro”)

Dei D’Alessi (“Campaneri”) di Paese si è già parlato nel primo volume di questa serie, così
come per quelli di Castagnole che invece si incontrano nel secondo. Appare comunque
chiaro, dai grafici genealogici ricostruiti attraverso i locali archivi parrocchiali, che un
tempo, ossia fino al XVIII secolo erano un’unica famiglia.
Quello trattato in queste pagine è un ramo dei D’Alessi “Campaneri”, con la variante
“Marciòro”, nomignolo che trae origine da Alessandro Melchiorre (1909-77), figlio di
Giovanni e di Maria Callegari, già barbiere e giornalaio di Paese.
I D’Alessi erano presenti in Paese già nel XVII secolo, nel borgo antico di Sovernigo: “Adi
29 setembre 1642. Andria figlia di s. r Antonio dei Alessi et di Menega sua consorte fu
battezzata da me D. Liberale Dona. Padrino fu Domenico Gobbo, tutti di Sovernigo”. E
negli ultimi anni del secolo una D’Alessi si coniugava con un Lorenzetto del borgo di Villa:
“Adi 27 Aprile 1693. Fatte le tre solite pubblicazioni in questa chiesa di S. Martin di Paese
in conformità del Sac: ro San: to Concilio di Trento in tre giorni continui festivi inter Missam
Solemnia né scoperto alcun legitimo impedimento si sono congiunti in matrimonio Antonio
figlio del q.m Santo Lorenzetto da Villa, et Mattia figlia del q.m Zamaria di Alessi da
Sovernigo con l’assistenza di me P. Biasio Feltrino Cappellano. Testimonij Domenico
Ceron da Sovernigo, et Anzolo Vecentin da Paese”.
[...] I D’Alessi di Castagnole e quelli di Paese discendono dall’unico ceppo, come
dimostrato nel grafico allegato. A staccarsi dai congiunti di Paese fu Angelo, figlio minore
di Zuanne e fratello di Alessio, marito della citata Cazzaro. Angelo sposò Maria Gobbato,
figlia di Tommaso, ed andò ad abitare a Castagnole ottenendo nel 1808 la patente di
postaro, dopo che Francesco Sartoretto, che aveva anche la licenza di vendita di
alimentari, rimise la concessione all’autorità preposta per trasferirsi in altra località e
questa fu rilevata dal D’Alessi, come emerge da un documento del 15 marzo 1808, prot. n.
2200, con il quale l’Intendente delle Finanze ne dava comunicazione al Sindaco di
Porcellengo e Castagnole: “Con petizione del 23 Febbraio p.p. Angelo Alessi della
Comune di Castagnole ha chiesto la patente di Postaro venditore di generi di privativa in
luogo del suo intercessore Francesco Sartoretto detto Sereman, che rimise l’esercizio
essendo passato in altra Comune. La prego Signor Sindaco a volermi con suo rescritto
indicare se sussista l’esposto (la richiesta) dell’Alessi non senza farmi nota la di lui probità
e capacità al disimpegno della posteria”. Angelo D’Alessi ebbe poi concessa la licenza,
che in seguito passò al nipote Luigi, figlio di Antonio e Domenica Miglioranza.
[...] Luigi D’Alessi aveva un sistema tutto suo di guardare il mondo, rivendicando questa
autonomia testardamente e non accettando l’ordine costituito. Era anche omicida, un
senzadio, e per questo considerato la pecora nera della famiglia. La morte di Luigi fece
sicuramente discutere in paese anche se a bassa voce, trattandosi di un personaggio
assai temuto. I credenti avranno sicuramente attribuito l’improvviso attacco mortale al
castigo divino per la vita scostumata che aveva condotto. Altri avranno incolpato il destino,
mentre il parroco si preoccupava di difenderlo inventando degli alibi di fronte a Dio per
implorare la sua misericordia.
[...] Chiusa questa digressione e riprendendo il ramo dei D’Alessi di Paese che conduce ai
“Marchioro” o “Marcioro”, si evidenzia il fatto che la discendenza di Angelo ed Elisabetta
Biasuzzi proseguì attraverso il figlio Giacomo (1798-1875) che mise su famiglia sposando
Maria Mestriner, la quale gli diede Pietro Antonio (1841), che sposò Antonia Milanese
(1843-1917). Era la generazione dei “Campanéri” che proseguì con il figlio Giovanni
(1882-1963) il quale, coniugandosi con Maria Callegari (1880-1961), generò Alessandro
Melchiorre (1909-77) detto Marcioro. Il secondo nome venne attribuito ad Alessandro in
ricordo del nonno materno, Melchiorre Callegari (“Rissi”).

Suo padre Giovanni aveva ereditato il mestiere di campanaro e “nónzolo” dal genitore
Pietro Antonio e dallo zio Angelo Martino, marito di Anna Bertelli, ma è certo che tutta la
famiglia partecipava a questo onorato servizio. Essendo i D’Alessi una famiglia che viveva
di sussistenza agricola, pure Giovanni alternava il servizio alla chiesa di Paese con il
fratello Antonio Amadio, che aveva sposato Costanza Becevello. Sembra che in sostanza
si avvicendassero ogni anno, anche se all’occorrenza, specialmente nei giorni di grande
solennità occorrevano tutte le braccia disponibili per suonare le campane. Avendo questo
incarico ed essendo sempre reperibili i sacrestani facevano anche da testimoni nei
matrimoni; come risulta nei vari atti sia dell’Ottocento sia del Novecento. [...]
Ma per ritrovare il motivo di questa piccola ma avvincente storia, ossia quella dei D’Alessi
“Marcioro”, dobbiamo risalire al primogenito Alessandro Melchiorre. Alessandro, pur
coadiuvante nei lavori familiari, ossia di contadino e di campanaro e sacrista, fin da
giovanissimo - aveva quindici anni - andava a Quinto in una bottega di barbiere ad
imparare il mestiere finché, intorno ai vent’anni, prima di partire per il servizio di leva,
decise di mettersi in proprio in una stanzetta di casa alla quale si accedeva salendo due
gradini da Via Roma. Da lui appresero lo stesso mestiere i fratelli Lino e Pietro, ma anche i
tanti garzoni che si alternarono nel tempo presso la sua bottega, compresi i figli che
arriveranno in seguito. Era un tipo socievole e versatile; aveva imparato anche a fare il
falegname e pure il muratore e all’occorrenza si ingegnava in ogni lavoro...
La storia completa di questa famiglia si trova nel IV volume “Famiglie d’altri tempi”, richiedibile all’autore
(Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.).

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