Priamo ("Lorenzìni")

Priamo Giuditta Eugenio nipoti wPriamo, che originariamente si chiamava Podarce, nella mitologia greca era il figlio di Laomedònte re di Troia. Quando Ercole uccise suo padre e i suoi fratelli e la città venne saccheggiata, fu fatto prigioniero e riscattato dai Troiani. Da allora assunse il nome di Priamo (che significa "il riscattato"). Salito al trono, fortificò la città e sposò Ecuba, figlia di Dimante, dalla quale e da altre concubine ebbe una dinastia di cinquanta figli, tra i quali: Cassandra, Deifobo, Ettore, Iliona, Laodice, Paride, Polidoro, Polissena, Polite, Troilo, per citare i più noti.
Nessuno di detti nomi emerge nella famiglia dei Prìamo di Padernello, frazione del Comune di Paese (Treviso), pur essendo abbastanza longevi. Priamo potrebbe derivare da primo; forse fu chiamato così il primogenito di una coppia di sposi vissuta in tempi remoti. Infatti, da queste parti, il primogenito era chiamato volgarmente “primàn”. Tra i latini, primàni erano i soldati della prima legione.
Intorno alla metà del Seicento troviamo Zuanne Priamo, padre di Girolamo (1695-1775), antenato dei Priamo di Padernello. La sua origine è collocabile in San Floriano di Castelfranco Veneto (Treviso); come si deduce dall’atto di morte di Girolamo: “22 Luglio 1775. Girolamo del fu Zuanne Priamo oriundo di S. Florian, e qui dimorante da gran tempo, d’anni otanta circa fu colto questa mattina da morte improvisa, e fu sepolto in questo Cimiterio da me Giambattista Nicolai Parroco”.
[...] Sono tuttora sporadiche in Italia le famiglie con questo cognome; nemmeno una cinquantina i comuni interessati dalla loro presenza. L’origine è inequivocabilmente veneta e dal Veneto sono partite per approdare nei luoghi dove maggiore era la possibilità di lavorare per migliorare la propria condizione, soprattutto verso la Lombardia, il Piemonte e il Lazio. Qualcuna si trova in Friuli, Liguria, Emilia, Toscana, nelle due isole maggiori e soprattutto in Calabria. Famiglie Priamo sono abbastanza diffuse negli U.S.A., particolarmente nello stato di New York, e soprattutto con gli stessi nomi di quelli in Padernello: Antonio, Elisabetta, Paul, Frank, Anna, Domenico, ecc. Ciò fa supporre che i loro precursori siano partiti proprio da qui, a parte un ceppo di chiara origine siciliana.
Dalla ricerca effettuata negli archivi delle parrocchie di Padernello e di Paese, emerge che quattro furono i figli di sesso maschile di Girolamo, figlio di Giovanni, i quali sposandosi formarono altrettante nuove cellule. Purtroppo ogni ricerca in merito alla sua sposa non ha sortito alcun esito.
[...] I Priamo di Padernello sono da epoca immemorabile soprannominati “Lorenzini”, un epiteto che probabilmente deriva proprio da Lorenzo. Ma potrebbe esserci anche un altro nesso: il 13 maggio 1823, da Girolamo e Catterina Sartor da Falzé di Campagna, sposati il 5 luglio 1809, nasceva Lorenzo il cui padrino fu un certo “Luigi Lorenzoni negoziante in Treviso” . Da Lorenzoni a Lorenzini la distanza è assai corta.
Domenico e Anna Muraro introdussero nella loro figliolanza un nome inedito, Nicolò, in ricordo del padre di lei: “22 agosto 1783. Nicolò figlio di Domenico figlio di Giovanni Priamo e di Anna figlia del fu Nicolò Muraro s.c.l. natto jeri alle ore 23 ca. fu battezzato da me D. Alvise Tiepo vicario. Padrino Lorenzo figlio di Santo Miotto di qui”.
Un altro nome che appare frequentemente, e non solo tra i figli dei due coniugi, è Lucia. Due figlie con questo nome erano state generate da Zuanne. Purtroppo non si conosce il nome della madre perché non appare negli atti di nascita. In quei tempi, infatti, la donna era tenuta in scarsa considerazione, buona solo per procreare e lavorare. La prima Lucia morì nel 1754 a cinque anni, la seconda nel 1783 a venticinque.
[...] Nonno Luigi, uomo riflessivo e taciturno, nonostante la grande povertà era persona che manifestava molta dignità, al pari della consorte Giuditta, persona affabile e cordiale, che non lesinava mai un bicchier di vino o un caffè fatto con la ramìna (pentolino) a chi passava per la strada e si fermava a salutare; spesso era chiamata ad assistere le partorienti dato che a quei tempi le nascite avvenivano tutte in casa. Accorreva prontamente volentieri, lasciando tutto ogni volta che si ripeteva il miracolo di una nuova vita, nonostante la contrarietà del marito che non avrebbe voluto che lasciasse i suoi doveri casalinghi. Malgrado la carenza di mezzi di sussistenza e la famiglia numerosa, i due coniugi evidenziavano grandi valori di solidarietà con chi chiedeva la carità e soprattutto nella loro famiglia regnava costantemente la buona armonia.
Ma la ruota del tempo gira inesorabilmente e anche per i figli di Luigi giunse il momento di separarsi. Così, mentre Teresa e Adelina uscivano di casa sposando due fratelli Piva, e Angela e Assunta seguendo la propria vocazione si facevano religiose, Giovanni e Giuseppe prendevano moglie dando origine ognuno ad una nuova famiglia...

(La lunga storia di questa famiglia si trova nel 3° volume Famiglie d’altri tempi, reperibile su www.macrolibrarsi.it, o presso lo stesso autore)

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