Alla fine del XVIII secolo, J. Watt ebbe l’intuito di utilizzare il vapore come energia per la nascente era industriale. Fu una scoperta che rivoluzionò il modo di produrre. Si può anzi affermare che dopo questo straordinario evento il mondo si mise a correre, conoscendo uno sviluppo fino allora impensabile. Con il vapore cambiarono le relazioni tra i popoli, le cui distanze si accorciarono notevolmente, mettendo in moto quello che fu definito il “mercato universale”.
[...] Con le ferrovie nacque anche il mestiere di ferroviere, professione di cui interessata anche la famiglia Sorrenti che vide un suo membro, Giuseppe (1911-74), capostazione a Paese per alcuni decenni, precisamente dall’ottobre 1952 al 1973.
Sorrenti, un cognome calabrese ora diffuso in tutte le regioni italiane, che è arrivato anche a Paese (Treviso-Italia).
[...] Le numerose famiglie Sorrenti di Cittanova sono soprannominate “I Nuci” o “I Nucci”, ossia “Le Noci”, pronunciato alla calabrese. Lo pseudonimo deriva dal fatto che i Sorrenti sono una compagine caratterizzata dal forte senso di appartenenza, valori affettivi che il tempo non ha scalfito: uniti a grappoli come i frutti del noce. Nucci però è pure un cognome.
Giuseppe Sorrenti era il settimo degli undici figli di Beniamino (1867-1917) e di Concetta Ciancio-Mascaro. Suo padre era nato a Cittanova dove aveva diciotto fratelli, si trasferì poi a Rende, paese della moglie, dove fece l’avvocato e l’insegnante senza trascurare il dovere di genitore.
[...] Nonno di Giuseppe era Girolamo, padre di dieci figli, tra i quali Cesare, Vittorio, Davide, Amedeo, già musicista del Teatro regio di Reggio Calabria, Domenico, corazziere del Re a Roma, Umberto, e Beniamino padre di Giuseppe.
Giuseppe, il 18 Ottobre 1936 si unì in matrimonio con Ada Imbrogno (1915-2007), figlia di Michele “Càtero” ed Erminia Lifrieri da Lappano, un paesino di nemmeno un migliaio di abitanti in provincia di Cosenza. I neo sposi presero dimora al civico 4 di Via Capizzano, a Rende, catalizzando subito la simpatia dei concittadini grazie soprattutto all’estroversione e alla giovialità di “Peppino”, il quale era sempre disponibile verso tutti, tanto da stringere particolari rapporti di amicizia anche con le famiglie più in vista, come i Magdalone, Zagarese, De Luca e quella dell’onorevole Francesco Principe.
[...] Il ferroviere Peppino Sorrenti e la moglie Ada Imbrogno diventarono genitori già l’anno dopo di quello del matrimonio. Per primo arrivò Beniamino (1937), che ha sposato Danila De Marchi (1942), al quale seguì nel 1941 Michele (m. 2005), marito di Giuseppina De Marchi (1946), sorella di Danila, e nel 1948 da Francesco, chiamato Franco, coniugato alla trevigiana Luana Mazzocchi (1957).
L’otto agosto 1953, accompagnata alla stazione da buona parte del paese, la famiglia prese il treno per arrivare a Paese, dove Giuseppe fu assegnato come capostazione. Andare al Nord era considerato nel dopoguerra un’opportunità interessante che apriva nuovi orizzonti, anche se lo strappo dalla propria terra era particolarmente doloroso per gli affetti che si lasciavano. Durante il “lungo” viaggio - a quel tempo i treni andavano a carbone e la velocità era piuttosto lenta - non potevano non andare con i ricordi alla festa di Santa Maria che si teneva ogni anno al loro paese, con le tradizioni che l’accompagnavano: il suono dei tamburi, le partite di calcio con le squadre paesane della fascia presilana.
[...] A Paese, la famiglia di Giuseppe stabilì di diritto la sua dimora al piano primo della stazione. Erano i tempi dell’emigrazione di massa, soprattutto verso le Americhe, ma anche verso la Svizzera, la Germania e la Francia di tanti giovani. In queste circostanze si vedevano scorrere fiumi di lacrime: mamme, padri, fratelli, spose e figlioletti salutavano i congiunti che partivano con una povera valigia di cartone, legata con dello spago, come se li vedessero allontanarsi definitivamente. Giuseppe queste scene le registrava tutte nella mente ma soprattutto nel cuore e non lo lasciavano mai indifferente. Andava oltre la sua professione, cercando di mettere una parola di conforto e di speranza, per questo anche a Paese riuscì presto a farsi benvolere.
[...] Il treno è stato il veicolo dei sogni per eccellenza, un luogo ideale per viaggiare socializzando, quindi per conversare e fare nuove conoscenze. Ciò accadeva soprattutto una volta quando lo zoo televisivo - per non parlare di quello dei social - non era ancora così vampiresco nelle relazioni, diventate sempre più egocentriche...
(L’affasciante storia di questa famiglia è raccontata nel secondo volume Famiglie d’altri tempi, reperibile on line su www.macrolibrarsi.it)