Spengemberg, una nobile famiglia della Carinzia austriaca, ha dato il nome all’omonima cittadina del Friuli: Spilimbergo, in provincia di Pordenone, già Castrum de Spengemberg, datato 1120, sorto su un villaggio romano dal quale, attraverso il Tagliamento e una strada costruita dai Romani, che congiungeva Sacile a Gemona, si arrivava in Germania.
[...]Probabilmente anche gli Spilimbergo di Paese (Treviso) discendono dal ragguardevole ceppo storico degli Spengemberg, anche se attualmente questo cognome, pur presente in una ventina di comuni italiani, è del tutto assente nel Friuli Venezia Giulia, giacché i diretti discendenti di Walter Pertoldo si sono trasferiti da tempo a Roma. I più si trovano nel Veneto Orientale, qualcuno c’è anche in Lombardia, Liguria, Emilia Romagna, Umbria, e Toscana.
A Paese la famiglia Spilimbergo si è conquistata un posto di rilievo ed è nota grazie ad un suo indimenticabile membro, il dott. Luigi Spilimbergo (1907-90), già medico condotto negli anni del secondo dopoguerra, quando esercitò la sua professione facendo risaltare doti di straordinaria bontà e umana solidarietà; per questo gli è dedicata una strada comunale.
Un’altra famiglia Spilimbergo emerge dagli atti di matrimonio e di battesimo della parrocchia di Castagnole, redatti dall’arciprete di allora, Don Giovanni Battista Barbante: “Adì 30 Aprile 1834, premesse le tre canoniche e civili pubblicazioni... ho congiunto oggi in matrimonio Francesco Spilimbergo, oriundo di Alano, con Maria dei Liberali mia parrocchiana. Testimoni furono Angelo Pavan e Basilio De’ Rossi”.
[...] Luigi era il terzo dei figli di Rodolfo (1870-1950) e di Giuseppina Del Favero (1875-1955), da San Vito di Cadore. Era coniugato con Itala Zambon da Ponte di Piave, figlia di possidenti, rispettabili proprietari terrieri e immobiliari.
La famiglia Spilimbergo abitava in Ponte di Piave dove erano venuti al mondo anche gli altri fratelli di Luigi: Anna, moglie di Attilio Vernari, farmacista di Ponte di Piave; Antonio, marito di Clara Talamini, già commercialista all’Istituto Nazionale Assicurazioni; Mario, già medico a Ponte di Piave e specialista pneumologo a Oderzo, che aveva sposato Bianca Bortoluzzi da Oderzo; Giuseppe, il più giovane, già veterinario in Mogliano Veneto, coniugato con la slovena Stefania, conosciuta recandosi a cacciare in quella regione, dove poi si fermava a ristorarsi nell’osteria della futura moglie.
[...] La famiglia di Luigi Spilimbergo è stata fortemente caratterizzata e influenzata da quella della moglie Itala Zambon, particolarmente da Francesco (1850), nonno di Itala, maestro elementare, fabbriciere della parrocchia di Negrisia, ma anche commerciante di legname. Sovente si recava in calesse e cavallo ad acquistare delle piante. I tronchi erano poi trasportati a valle, sino al suo deposito sulle grave di Ponte di Piave, legati su grandi zattere, approfittando delle piene del Piave. Ben presto, grazie a questa redditizia attività nonché a due felici matrimoni con due donne abbienti, Francesco aveva acquistato a Negrisia una villa veneta prepalladiana del XV secolo già di proprietà del Vescovo di Treviso, poi della famiglia Wiel (1880) e circa centocinquanta campi di terra coltivati a vigneto, parte a Negrisia e parte a Ponte di Piave. Durante il secondo conflitto mondiale questa dimora sarà il rifugio della famiglia di Luigi Spilimbergo, che vi abiterà con i nonni materni.
[...] Antonio Zambon (1890-1973), figlio di Francesco e padre di Itala, pur essendo avvocato, non esercitò mai questa professione, preferendo l’impegno politico. Nato dal secondo matrimonio di suo padre con Fosca Pinesso e sposatosi giovanissimo con Matilde De Pitner, di origini triestine, partì volontario per la Grande Guerra. Arruolato nella fanteria con il grado di capitano, rimase gravemente ferito da una pallottola esplodente, dum dum, andando all’assalto delle trincee nemiche sul Carso, Altipiano di Doberdò, guadagnandosi una decorazione. Restò ricoverato in un ospedale militare per oltre due anni; la pallottola gli aveva provocato gravissime lesioni all’intestino e la frattura del bacino.
Si diede quindi alla politica entrando nel Partito Nazionale Fascista, ricoprendo la carica di subeconomo dei benefici vacanti della Chiesa sino ai Patti Lateranensi (Concordato). Per un ventennio fu podestà di Ponte di Piave e presidente dell’Associazione Provinciale Mutilati e Invalidi di guerra. Si ritirò definitivamente dalla politica negli anni Trenta per insanabili dissidi con quelli del partito. Da ricordare che egli rappresentava quanti avevano combattuto e sofferto durante la Guerra 1915-18.
Durante il successivo conflitto si dedicò alla sua azienda agricola, rifornendo di cibo tutta la famiglia di Luigi Spilimbergo, di cui era il tutore. In questo periodo, Antonio venne a trovarsi senza i mezzadri maschi, tutti chiamati alle armi. Egli non si perse d’animo e con le sole donne si mise a produrre in proprio gli antiparassitari, usando materie prime procurate in parte presso la Montedison di Porto Marghera - in sostanza acido solforico e nitrico - e in parte ricavate da rottami di rame e monetine pure di rame provenienti dalle elemosine delle parrocchie riuscendo così a mantenere costante la produzione vinicola, per cui, in tempi in cui il vino era introvabile, la sua enorme cantina annessa alle barchesse della villa di Negrisia era sempre ben rifornita. [...].
(La lunga e appassionante storia di questa famiglia è raccontata nel 3° volume Famiglie d’altri tempi, reperibile on line su www.macrolibrarsi.it)