Bordignon

La Famiglia Bordignon

La Tasmania è uno stato australiano in buona parte selvaggio, dove la natura è libera di esprimersi al meglio e perciò meta di ambientalisti e avventurosi escursionisti. In questa regione insulare, fino a non molti decenni fa si estraevano carbone, rame, zinco, ferro, stagno e oro. Ci fu un periodo in cui attrasse tanti immigrati, anche italiani, che si cimentarono con il duro mestiere di minatore, pericoloso ma redditizio. A cogliere questa opportunità fu anche Luigi Bordignon di Padernello di Paese (Treviso), classe 1928, che nel 1944, a sedici anni o poco di più, sulle orme del fratello Romeo che l’aveva preceduto qualche anno prima, s’imbarcò per andare a fare il minatore in quella
terra famosa per i diavoli orsini. Era un giovane coraggioso, dai grandi ideali, Luigi, uno con la vista lunga, il quale diversamente da tanti suoi coetanei, che non guardavano oltre la punta del proprio naso, desiderava un avvenire
migliore di quello che intravedeva in patria. Veniva da una famiglia contadina con casa di proprietà, con alcuni campi di terra e animali nella stalla. Suo padre, Giobatta Antonio (1895), figlio di Luigi e di Rosa Marconato dei «Marconatèi», era marito di Agata Pozzobon (1899) dei «Pagoìni» (Paolin) di Padernello. Abitavano in via Mons. Farina, una stradina che collega Padernello all’aeroporto militare di Istrana, non molto lontano dalla chiesa parrocchiale.
I Bordignon figuravano in Padernello fin dalla metà del XVIII secolo, con il capostipite Antonio e sua moglie Maddalena Mattarollo. Da questi si dipartì una discendenza che si estende ai giorni nostri, e non soltanto in Italia ma anche in Australia.
[...] Quando alle otto del mattino di quell’infausto giorno si udì il boato al vicino deposito della Butan Gas, che conteneva 2.200 mc di gpl, la famiglia Bordignon realizzò improvvisamente di trovarsi ad appena un centinaio di metri dall’orlo di un cratere. Quel fatto, tuttavia, non turbò soltanto la sua quotidiana normalità ma di tutte le famiglie del paese. Ci furono due vittime, due giovani padri di famiglia, Claudio Mardegan e Gottardo Parisotto. Fu uno sconvolgente colpo di scena per la popolazione che si vide proiettata in pochi attimi dalla civiltà contadina a quella industriale. La gente infatti comprese che i tempi erano cambiati e che attorno alla propria abitazione non c’erano più stalle e fienili, ma pericolosi siti produttivi lasciati crescere all’interno dell’abitato urbano. Quella mattina, alla Butan Gas era giunta un’autocisterna con una valvola difettosa, che perdeva gas liquido. Della gravità della situazione se n’era subito reso conto il Mardegan che lo fece subito notare al Parisotto. I due non esitarono a mettere in gioco la propria vita per fronteggiare l’emergenza. All’arrivo dei pompieri, mentre i due ancora armeggiavano, l’autocisterna esplose provocando un tremendo boato seguito da un’infernale fiammata. Mardegan morì sul colpo, Parisotto, irrimediabilmente ustionato, la mattina dopo all’ospedale di Padova. Anche una dozzina di vigili del fuoco furono investiti dallo spostamento d’aria e dalla vampata lasciando loro il segno nel corpo e nello spirito, per sempre. Ma le conseguenze potevano essere ben più gravi se si pensa che una pesante lamiera del mezzo piombò sul cortile di un’abitazione a ottocento metri di distanza, fortunatamente danneggiando soltanto il garage esterno. I Bordignon per un po’ furono ospitati dalla famiglia Zoppi distante circa duecento metri, e poi da Antonia Mazzocco, sorella di Edda, a Padernello. Luigi, però, avendo delle bestie da accudire non volle mai allontanarsi da casa. [...]
(dal 5° volume Famiglie d’altri tempi, 2023, reperibile online)

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