La famiglia Pivato emigrata in Canada
Della famiglia Pivato si è già parlato nel 4° volume Famiglie d’altri tempi, edito nel 2011. Quello
che segue è un ramo che si aggiunge al tronco di Pietro e Maria Carniato e riguarda la discendenza
di Ferdinando e Domenica Mardegan, nati a Paese (Treviso) nella seconda metà del XIX secolo,
genitori di Eugenio Antonio, marito di Ester Maria Berti, e di altri cinque discendenti. Pietro Pivato
e Maria Carniato fino al 1822 risiedevano in Monigo-Treviso, dove generarono cinque figli, tra i
quali Antonio che nel 1863 sposò Rosa Pavan di Santa Bona, frazione di Treviso. Erano questi i
nonni di Eugenio.
Ester, la moglie di Eugenio, figlia di Antonio Berti e di Maria Severin detto Bai, era nata in
Argentina, a Montevideo, nel 1897, dov’era emigrata la famiglia durante la Grande Crisi. Si
sposarono il 29 novembre 1919 a Paese, segno che la famiglia era poi ritornata in patria. La coppia
Eugenio-Ester generò otto figli, tra i quali Angelo Renato e Nazzareno Ferdinando, dei quali si
parla in queste pagine.
Quella di Eugenio Pivato ed Ester Maria Berti è stata una tipica famiglia caratterizzata
dall’emigrazione in cerca di condizioni di vita migliori dopo la Seconda Guerra Mondiale. Tutti i
loro figli raggiunsero il Nuovo Mondo tranne Luigia, che sposò Gino Mario Martini di Paese e la
figlia più giovane, Elide, che emigrò in Australia sposando Bruno Germano De Lazzari. Ed è questa
una famiglia ormai saldamente radicata nel grande continente isolato in mezzo all’oceano, come si
vedrà più avanti.
Sesto dei figli dell’ottocentesca coppia era Angelo Renato (1932), chiamato solo con il secondo
nome e deceduto nel 2004. Dalle memorie di sua figlia, la scrittrice Vali Pivato, coniugata Stone, si
apprende che suo padre risiedeva a Richmond Hill, una città, un luogo di cui era fortemente
innamorato, almeno quanto della moglie Adele Zanini, chiamata Delia con la quale era sposato da
oltre mezzo secolo.
[…] Renato, che faceva il mosaicista e terrazziere, era giunto in Canada nei primi anni 1950 e con
quel suo straordinario talento abbellì molti edifici di Richmond Hill e di Toronto, come le
biblioteche, l’ospedale, le scuole, gli edifici comunali, ecc. Con quel suo artistico mestiere
rappresentava il meglio della laboriosità dei lavoratori italiani giunti in Canada. I suoi lavori sono
tuttora molto ammirati dalla gente di Richmond Hill. Basti considerare la stella composta di fronte
alla Richvale Library, per farsi un’idea della complessità e ricchezza creativa delle sue opere. E poi
la St. Charles School, la Langstaff Secondary, la St. Mary’s Church e lo York Central Hospital
(McKenzie Richmond Hill), che rappresentano solo alcuni dei tanti lavori che portano la sua firma.
Sfortunatamente, molti dei vecchi edifici, come la biblioteca, il municipio e la stazione di polizia
sono stati abbattuti per far posto a nuove costruzioni.
[…] In questa professione Renato Pivato era ineguagliabile, un vero maestro. Insegnò il mestiere a
tante persone, tuttavia, molti trovandolo troppo difficoltoso e complicato preferirono intraprendere
altre attività. Un giorno gli fu chiesto di andare a insegnare il mestiere negli Stati Uniti, ma quando
stava per partire scoprì di essere ammalato di cancro ai polmoni e quindi dovette cambiare
programma per affrontare l’insidiosa malattia, da cui si riprese qualche anno dopo. Non lasciò mai
la sua amata Richmond Hill, dove visse fino alla scomparsa, avvenuta il 19 giugno 2004 nello York
Central Hospital, dove, prima di morire, poté ammirare ancora una volta i pavimenti che aveva
posato tanti anni prima. Fu vittima a settant’anni di una patologia causata dall’inalazione delle
sostanze chimiche che per molti anni aveva utilizzato per il suo lavoro. Non fu tuttavia il solo a
perdere la vita, molti altri lavoratori esercitando la stessa professione perirono per un mestiere che
dava soddisfazioni sì, ma che subdolamente mandava all’altro mondo.
[…] La maggioranza degli uomini partiva sperando di racimolare in breve tempo un gruzzolo
sufficiente a formarsi una famiglia in patria, ma giunti in Australia, si rendevano subito conto che
con il loro lavoro potevano formarsi una famiglia più prospera, perciò, invitavano la fidanzata o la
moglie a raggiungerli. Tuttavia, non tutte le donne si lasciavano convincere e spesso il rapporto
veniva interrotto. Non così Elide che, innamorata del suo uomo, lo raggiunse l’anno seguente e i
due si unirono in matrimonio, continuando poi a coltivare il tabacco per circa otto anni.
(l’epopea di questa famiglia, canadese e australiana, si trova nel 5° vol. Famiglie d’altri tempi – Nato
all’aurora, 2023, reperibile online)