Colusso

colussoGraziato da Padre Pio. Guerrino Colusso, classe 1916, n’è convinto: se è ancora al mondo lo deve al Santo da Pietrelcina, che ha conosciuto fin da giovane entrando poi a far parte (1952) dello sparuto gruppo di collaboratori scelti per realizzare la “Casa Sollievo della Sofferenza” a S. Giovanni Rotondo. Si trattava di persone semplici, di varia estrazione e senza una preparazione specifica, che si sentivano come i seguaci del Poverello di Assisi. Ad unirli lo stesso ideale di amore e carità verso gli ultimi. Guerrino, chiamato Nino, è il quinto dei figli d’Amedeo Colusso (1882-1947) e di Margherita Pavan (1884-1978, “Guoi”), una famiglia insediata in Postioma fin dal Settecento, al bivio tra l’attuale Via Corazzin e la Feltrina, di fronte all’osteria Bresolin, al cui fianco c’era anche un macello; in pratica, sul sito dell’attuale osteria sorgevano le stalle, mentre l’abitazione era discostata più avanti verso Montebelluna. I Colusso erano fittavoli della Parrocchia di Postioma, avendo in carico parecchi appezzamenti in più località postiomesi. A Paese (Treviso-Italy) i Colusso erano presenti già nel secolo XVII, lo si deduce dal registro dei battezzati del 1693: “Zuana figlia di Valentin Colusso et d’Anzola sua legitima consorte natta hoggi à hore 17 in circa fu battezata da me Cappellano P. Biasio Feltrino, padrino Bastian Vesentin da Paese”. Il 17 Febraro 1692 era morto Domenico, neonato, figlio di Antonio Colusso e Cattarina. Lo stesso accadde con un omonimo il 23 Marzo 1693. I Colusso arrivarono a Postioma provenendo da Sala d’Istrana con Sante e Giovanna Rossi, genitori di Antonio (1813-78), che si congiunse con Giovanna Cavallin. Furono questi i precursori di una nutrita discendenza che arriva ai giorni nostri per mezzo di due dei loro sette figli, Giuseppe (1848-1923), coniugato con Angela Pietrobon (1857), e Domenico (1851), marito di Giovanna Cadorin (1853). Furono queste coppie a dar inizio a due grossi rami genealogici dei Colusso di Postioma, ambedue in ogni caso caratterizzati dall’emigrazione. I nipoti di Giuseppe, Antonio e Aldo, figli di Giovanni (1895-1979) e di Amabile Spironello (1896-1979) verso l’Australia, lasciando al fratello Mario (1936) il compito di tener salde le radici in Postioma. Quelli di Domenico invece hanno raggiunto prevalentemente il Piemonte. È il caso di Amedeo, figlio di Domenico (1851) e di Giovanna Cadorin (1853-1929). Un tempo nella casa della parrocchia di Postioma, con Domenico convivevano i fratelli Giovanni (1838), Luigi (1847), Giuseppe (1848), e Zefferino (1850-1915), ognuno con il proprio nucleo, a parte l’ultimo che era celibe. Giovanni però non ebbe continuità giacché aveva generato una prole di sesso femminile: Luigia (1855-1922), andata sposa a Luigi Pontello da Musano; Anna (1864), che si accasò con Valentino Torresan da Merlengo; Giovanna (1871-1957), che si congiunse con Gaetano Pietrobon; Pasqua (1873-1941), moglie di Angelo Sartor. Oltre ad Amedeo, Domenico aveva altri due figli maschi: Luigi (1878), la cui sposa si chiamava Santa “Amalia” Mattiazzi, e Antonio (1888) marito della compaesana Luigia Zanatta (1889). In casa arrivarono a contarsi in venticinque nell’immediato primo dopoguerra del secolo scorso, quando i tre fratelli avevano preso moglie e messo al mondo parte della loro prole. Di fatto, gli eredi di Domenico e di Giuseppe rimasero in quella casa da fittavoli fino ai primi anni Venti, quando il parroco pro-tempore, Don Annibale Zussa, decise di vendere gli immobili. La casa fu ceduta ai Merlo, che tenevano un’osteria nei pressi della vecchia chiesa, mentre i fratelli Luigi e Amedeo, con il cugino Giovanni (1895-1979), figlio di Giuseppe acquistarono tre campi di terra per ciascuno, o forse erano rimasti loro come buonuscita. Conseguentemente ognuno su quei terreni, in borgo Castello dei Ronchi, attuale Via Antiga, costruì la propria casa. Luigi, sposatosi con “Amalia” fece venire al mondo Adriano, Pietro, Maria, Arturo, e Caterina. Il primo emigrò in Argentina e di lui non si seppe più nulla. Gli altri, venduta l’abitazione, intrapresero la strada per il Piemonte, andando ad insediarsi nei pressi di Alessandria con al seguito il genitore, mentre la mamma era già deceduta in Postioma. Antonio, fratello di Luigi e di Amedeo, stipulato un contratto da mezzadro con i Marani, vendette pure lui la casa per trasferirsi nei possedimenti di questi signorotti a Catena di Villorba la cui villa era in sostanza l’attuale omonima casa di riposo. Sposatosi con Luigia Zanatta, Antonio fu padre di Ferruccio, Isabella, Angelo, Arduino, Teresina, Carlo, Maria, e Sergio. Tuttora nel comune di Villorba abita la sua discendenza.

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