Straordinaria la presenza dei Contò nel comune di Paese (Treviso-Italy). Inequivocabili pure le loro radici profonde nel territorio. Rimane tuttavia sconosciuto l’origine del soprannome “Tónda”. A Castagnole, nella seconda metà del XVIII secolo, c’era Francesco di Mattio, sposato con Anna Renosto. Probabilmente fratelli di Francesco erano anche Pietro, unito a Cattarina Mattarucco, e Angelo, marito di Anna Biscaro. La generazione seguente, nei primi decenni del XIX secolo vedeva pure la presenza di Pietro e la sua compagna Caterina Mussato, oltre a Giuseppe e Maria Carniato. C’era poi Giuseppe, sposato con Domenica Carniato, poi unito in seconde nozze con Caterina Borsato; quindi Giovanni Antonio e Maria Favotto: tutti protagonisti attivi della lunga discendenza dei Tonda. Da che mondo è mondo così infatti sono conosciuti a Castagnole come a Paese Se nella famiglia di Paese a prevalere sono i Francesco e i Domenico, pure in quella di Castagnole si riscontrano contemporaneamente degli omonimi, ma ad accomunarli sono anche gli Angelo, Pietro, Giuseppe, Luigi e Antonio; in campo femminile ritornano frequentemente Angela e Maddalena, ma anche Maria e Domenica. Pure nel campo delle unioni con altri casati emergono le coincidenze; ad esempio Mattarucco, Renosto, Miglioranza e Bresolin. Nel 1817, anno in cui veniva al mondo il primogenito di Francesco Contò, era diramata una disposizione per ordine dell’Impero Austro-Ungarico che vietava ai parroci di liberarsi degli oggetti d’arte delle chiese; soprattutto dei quadri che erano venduti per far fronte alla necessità di quel periodo. “Venne in cognizione l’Eccelso I. R. Governo Generale, che nei villaggi specialmente lontani dal Capoluogo di Provincia i Fabbriceri e Parrochi delle Chiese arbitrariamente dispongono di alcuni pochi residui Quadri esistenti nelle rispettive Chiese di Maestri Pennelli, vendendoli, e sostituendo a questi delle Copie anche non molto felici. Questo disordine, che involve il doppio inconveniente di ledere i diritti proprj dello Stato sui pubblici monumenti, ed il pericolo di restare in brevissimo tempo privi di tutto ciò di classico, che disperso in una vasta periferia pur avvi ancora in alcune Chiese di queste Provincie, ha richiamato seriamente l’attenzione dell’Eccelso I. R. Governo, il quale mosso dal più commendevole interessamento, onde eseguire le espresse liberalissime intenzioni di Sua Maestà, vuole, che sia posto un freno a tanta licenza. Affine perciò d’impedire un’ulteriore dispersione de’ detti oggetti d’Arte, […] ingiunge a tutti i Parrochi e Fabbriceri di ogni Chiesa esistente nella giurisdizione di questa Provincia, che viene loro proibito di sostituire, traslocare, distrarre, o vendere alcun oggetto d’Arte, di qualunque natura siasi, se non previo il superiore assenso, e ciò sotto la loro più stretta responsabilità. […]”. Con la stessa disposizione s’imponeva anche la compilazione di un dettagliato inventario da depositare in copia presso la Regia Delegazione. Nel 1820, anno in cui veniva al mondo il secondogenito di Francesco, la stessa Regia Delegazione Provinciale di Treviso emanava una circolare ai comuni e alle parrocchie perché informassero la popolazione di un’imminente eclissi solare, al fine di evitare che qualcuno fosse preso dal panico. “Benché l’Astronomia sia giunta a’ dì nostri a fissar con precisione la comparsa, la durata, e la forma di un Ecclissi, e benché quella che apparirà nel dì 7 Settembre prossimo venturo dopo il mezzo giorno sia stata annunciata e calcolata colla più scrupolosa esattezza, tuttavia essendo questa una delle più considerabili Ecclissi Solari che possano vedersi, e potendo accadere che non da per tutto sia generalizzato il relativo preannuncio, la Regia Delegazione desidera perciò prevenire ogni motivo d’inquietudine nel proposito. A questo fine pertanto si raccomanda allo zelo dei Regj Commissari Distrettuali, delle Autorità Comunali, e dei Signori Parrochi di opportunemente illuminare gli Abitanti del rispettivo loro Circondario sulla comparsa dell’annunciata Ecclissi Solare, all’oggetto eziandio d’impedire le conseguenze che altrimenti potrebbero talvolta derivare anche da un irragionevole terrore. Si lascia poi al prudente arbitrio dei Signori Parrochi di avvertirne anche dall’Altare i loro Parrocchiani al premesso effetto. […]”. Non c’era la radio o la televisione e i pochi giornali erano appannaggio dei colti e dei signori, soprattutto in città; nelle campagne quindi le notizie giravano per sentito dire, per affissione e per divulgazione dal pulpito. Anche in casa dei Tonda l’eclissi portò un certo timore perché a quel tempo c’era tanta ignoranza e superstizione; si pensava pertanto che eventi astrali come questo fossero presagio di funesti avvenimenti quali malattie, guerre e carestie…