C’era una volta Domenico e poi Francesco, quindi Domenico e ancora Francesco, e poi ancora Domenico seguito da Francesco… È l’incredibile sequenza genealogica, che si riscontra fin dalla fine del Milleseicento, ripassando la discendenza della famiglia Contò, soprannominata “Tónda”, di Paese (Treviso-Italy). Andando in linea retta il nome Francesco appare almeno sei volte, Domenico invece di repliche ne vanta ben dieci, presenti in ogni generazione. Il capostipite si chiamava Agnolo (Angelo), nato nella seconda metà del XVII secolo; anche questo nominativo appare ripetutamente. Al tempo del capostipite dei “Tonda” era in piena attività la tratta degli schiavi, il cosiddetto “avorio nero”, cioè manodopera agricola per il Nuovo Mondo, importata dall’Africa occidentale per mettere a frutto le grandi piantagioni di canna da zucchero, tabacco, caffè e cotone. Il Seicento fu il secolo dell’invasione colonizzatrice delle Americhe. In particolare, quando nasceva Agnolo Contò, intorno al 1660, i Boeri s’insediavano stabilmente al Capo di Buona Speranza, dando origine alla Nazione Sudafricana; Amsterdam, superando Anversa, era allora al centro di una floridissima attività mercantile. Figlio di Agnolo era Domenico, nato a Paese alla fine dello stesso secolo; lo si deduce dalla data di nascita della sua sposa Maddalena, figlia di Lorenzo De Schievani: 12 marzo 1696. Domenico e Maddalena generarono Paulo (1722), Angelo (1738), e Francesco venuto al mondo il 3 Aprile 1744, padrino era Anzolo Visentin da S. Cristina. Paulo e la sua sposa Armelina furono precursori di una lunga stirpe, un ramo dei “Tonda” che meriterebbe di essere esplorato. Di Armelina non si conosce il cognome; a quel tempo e soprattutto in precedenza accadeva frequentemente che non si riportasse il casato della sposa, a meno che non si trattasse di nobildonne, perché in fatto di discendenza il sesso femminile non era considerato. Angelo, figlio di Domenico e Maddalena, si congiunse il 26 dicembre 1772 con la compaesana Elena Mattarucco. Francesco il 13 agosto 1772 convolò a nozze con la compaesana Angela, figlia di Mattio Breda. La famiglia Mattarucco è una delle più longeve del capoluogo comunale, come emerge dall’archivio parrocchiale di Paese: “1599. Passò all’altra vita Gio.Domenico fanciullo figlio di Domenico Matarucho da paese”. Da notare che in quel tempo Paese era sempre riportato con la p minuscola, mentre Villa e Sovernigho si scrivevano con le iniziali maiuscole. Famiglie contemporanee, per citarne alcune, erano: Mattiazzi, De Lazzari, Fantinato, Alessi, Maiolo, Tomasino, Maritano, Berti, Mattiuzzo, Nicoletti, Stievani, Lazzeri, Severino, Pecoraro, Miglioranza, Rossi, Bianchin. Generalmente al cognome si anteponeva la preposizione di, esempio: “1595. Passò all’altra vita Menigho di Bianchin da Sovernigho”… Nel registro dei matrimoni della parrocchia di Paese sono stati rinvenuti gli atti che seguono, a conferma delle supposizioni fatte e che si possono confrontare con la famiglia di Castagnole: “6 feb.ro 1777, …matrimonio tra Giovanni di Pietro Contò e Catarina, figlia di Antonio Vendramin, ambi nati, alevati e abitanti in questa parrocchia…”; “10 feb.ro 1779. Matrimonio tra Mattio figlio di Pietro Contò e Giovanna figlia di Girolamo Genovese, ambi nati, alevati e dimoranti in questa Cura. Testimoni furono Pier Antonio d’Alessi e Biagio figlio di Valentin De Lazzari, ambi di questa Cura…”; “16 9.bre 1779, …matrimonio tra Giacomo, figlio di Francesco Mattarucco con Domenica figlia di Pietro Contò di questa parrocchia. F.to don Gian Leonardo Cimarosti, curato”. A ben guardare doveva essere una famiglia con spiccato senso religioso se furono imposti ripetutamente nomi di santi così importanti come Domenico e Francesco. Del resto i santi sono stati sempre presenti nella vita delle famiglie rurali, ai quali ci si raccomandava per la salute e per la buona annata… Francesco Contò (1804) e Santa Mattiazzi generarono Giovanni (1834), Domenico (1836) e ancora Domenico (1839). Nel 1841 Santa morì di pellagra, aveva solo ventisette anni, lasciando al suo sposo tre figli in tenera età. Nel 1841 a Paese ci fu un’epidemia di “scarlattina anginosa” che, con altre malattie, fece settanta vittime. Risposatosi con Maria Maddalena Feltrin, Francesco fu progenitore di altri sei discendenti, che videro la luce e le miserie di questo mondo tra il 1844 e il 1854, ma furono anche testimoni dell’Unità d’Italia. Primogenita era Santa (1844), che portava il nome della prima moglie di suo padre, seguita dai gemelli Domenico e Caterina (1847), quindi da Domenica (1849), e poi Antonio (1852); chiudeva la fila Maddalena (1854). In questo periodo in Russia era ancora in vigore la servitù della gleba, contadini vincolati alla terra. Quando il signorotto vendeva l’appezzamento, lo cedeva con i servi-lavoratori, parte integrante di quel bene. Nonostante soffiasse il vento della rivoluzione francese, era un destino ancora accettato perché in cambio si otteneva un minimo di sopravvivenza e la sicurezza dal brigantaggio. Questa condizione, relitto della storia di antichissima istituzione esistente solo in Russia, fu abolita da Alessandro II nel 1862, ma non tutti ne furono felici. Domenico, figlio di Francesco e Maddalena Feltrin, si congiunse in matrimonio il 17 febbraio 1873 nella chiesa parrocchiale di Paese con Angela (1848), figlia di Luigi Bosco da Sovernigo…