La famiglia Puppato (Gottardi)
Della famiglia Puppato detta Gottardi, di Morgano (Treviso), ho già accennato nel libro dei
soprannomi. È una storia che nasce grazie alla determinazione di Bruna Puppato, originaria di San
Daniele del Friuli, che abita a Laval vicino a Montréal (Canada). Da lei e dalla sorella, nonché da
altri congiunti, arrivano le informazioni di questo casato. Bruna è figlia di Miro Puppato e di
Caterina Zuppicchiatti di Bertiolo (Udine), due famiglie che s’incrociano in una interessante storia
di parentele e di emigrazione.
La famiglia Puppato deve il soprannome Gottardi all’avo Gottardo (1851-1918), marito di Teresa
Carraro (1859) detto Guin. È una storia unica, anche se non molto dissimile da tante altre di quel
tempo, storia di contadini a servizio di signorotti e di diaspora.
I Puppato di questo racconto hanno radici in Morgano dove tuttora risiede una discendenza di
Vendramino (1698), dal quale derivarono varie ramificazioni. Erano una compagine molto
numerosa, che nel tempo, imparentandosi con tanti altri casati si sparpagliò in tanti altri luoghi. A
Scandolara una strada porta il loro cognome: Via Puppati.
A Morgano risiedeva Gottardo, figlio di Giacinto e di Maria Barea dei Salatin, nonché marito di
Teresa Carraro con la quale si era sposato il 22 novembre 1877 generando undici figli.
[…] Degli undici figli di Gottardo il primogenito era Giacinto, classe 1878, che portava il
patronimico del nonno che non conobbe mai. Giacinto si fece tre anni di guerra nel primo conflitto
mondiale, partito per il fronte quando aveva già sette figli, il maggiore dei quali aveva dieci anni. Il
secondogenito era Giacomo (1879-1961), anch’egli combattente nella Grande Guerra riuscendo a
portare a casa la pelle. C’era poi Giovanni (1882), anch’egli andato in guerra quando era già sposato
con Adele Libralesso e padre di quattro figli, il maggiore di soli quattro anni. Giovanni però morì a
Zagora, sull’Isonzo, ora Slovenia, il 25 maggio 1917 in seguito a scoppio di una granata mentre nei
baraccamenti preparava il rancio. Tra i quattro figli c’era Oddone (1913-2013), un bravo falegname,
che aveva fabbricato artigianalmente i banchi e la mobilia della vecchia chiesa della Rotonda di
Badoere, morì centenario; uno dei suoi discendenti è Giorgio (1947).
Domenico era il quarto dei figli di Gottardo. Chiamato alle armi con la classe 1884 si fece la
Campagna 1916-18, venendo congedato soltanto nel 1923; si era guadagnato il diritto di fregiarsi
della medaglia commemorativa della guerra, in seguito emigrò a Como. Luigi, classe 1889, era il
sesto dei figli della coppia Puppato-Carraro, veniva dopo Teresa Italia. Andò sotto le armi il 10
maggio 1915 venendo assegnato al 115° reggimento fanteria, ma tre mesi dopo, il 25 agosto, dopo
una cruenta battaglia fu fatto prigioniero dagli austriaci sul Col Basson, altopiano di Vezzena, in
Trentino. Rientrò in Italia nel novembre 1918 provenendo dal campo di Mauthausen, venendo
congedato la festa dell’Assunta del 1919. Angelo, classe 1890, era già sposato con Teresa
Libralesso quando fu chiamato a fare il suo dovere di soldato nell’aprile 1915, nell’8° reggimento
artiglieria da fortezza. S’infortunò mentre stava recuperando del materiale in una casa diroccata,
venendo congedato nell’aprile 1918.
Contemporaneamente erano sotto le armi anche alcuni cugini, figli di Luigi e di Maria Bernardi,
pure discendenti dal comune capostipite, Vendramino. Un capitolo a parte meriterebbe questa
famiglia che ha visto i suoi membri sparpagliarsi nel mondo in cerca di fortuna: in Francia, in
Brasile e in Argentina. L’ultimogenito di Gottardo e Teresa fu Bartolomeo, vissuto soltanto un anno
a cavallo tra il XIX e il XX secolo.
[…] Nel 1941 la famiglia di Giacinto e Catterina si trasferì ad Artegna, nella valle del Tagliamento,
ma non vi rimasero a lungo. E venne il tempo anche per i figli di sposarsi. Liberale Umberto, che
tutti chiamavano Berto, lo fece nel 1942, e unendosi a Maria Cecconi andò ad abitare a Sottoagaro
di San Daniele del Friuli. Prima della guerra aveva lavorato presso un’impresa di movimento terra,
che costruiva strade, andò poi a lavorare in Svizzera e in Francia.
[…] Nuovo fondamentale trasferimento la famiglia di Giacinto lo fece emigrando in Piemonte, una
regione che offriva molte opportunità. Si insediarono a Livorno Ferraris (Vercelli), nella vasta zona
delle risaie. Quattro figli seguirono i genitori nella regione del Triangolo Industriale, che in certi
periodi catalizzò tanti connazionali avendo visto svilupparsi i primi opifici e le prime industrie
meccaniche e automobilistiche, oltre ad una progredita viticoltura.
[…] Finalmente arrivò l’atto di ricongiungimento e nel novembre 1959, abbandonato ognuno il
proprio lavoro e venduto il bestiame e tutto ciò che non potevano portarsi dietro, s’imbarcarono per
il Canada a iniziare un’esistenza più luminosa anche se non priva di sacrifici. Miro sentiva lo
strappo e aveva prospettato la possibilità di mettersi in proprio, ma il figlio lo fece desistere. Perciò,
salutati i parenti e i conoscenti raggiunsero in treno il porto di Napoli e salirono sulla «Olympia».
Con i bagagli appresso si portavano anche tante speranze per un futuro migliore. Bruno festeggiò il
diciannovesimo compleanno durante la traversata, Bruna invece compì il suo undicesimo dopo
l’arrivo in terra canadese, e Antonietta ne aveva quattordici. […]
(la favolosa epopea di questa famiglia si trova nel 5° vol. Famiglie d’altri tempi – Nato all’aurora, 2023,
reperibile online)