casaangeli

Cent’anni di vita costellati di avvenimenti, di fatiche, di personaggi coraggiosi, di autentica espressione umana hanno fatto la Storia della scuola dell’infanzia di Paese. È quanto si narra in questo libro. Persone lungimiranti e illuminate si erano date l’obiettivo di erudire la comunità loro affidata. Era questo l’ideale di Mons. Attilio Andreatti, il quale comprendeva che, se si volevano sconfiggere fame e guerre, si doveva iniziare dall’elevare culturalmente la gente. L’humus era fertile, ecco allora la costruzione di un edificio che fosse per tutto il popolo: l’asilo per i più piccoli, il teatro per i giovani, la scuola di cucito per le giovani, le aule per la catechesi e per le attività dell’Azione Cattolica.

 

 

Cent’anni di vita costellati di avvenimenti, di fatiche, di personaggi coraggiosi, di autentica espressione umana hanno fatto la Storia della scuola dell’infanzia di Paese. È quanto si narra in questo libro. Persone lungimiranti e illuminate si erano date l’obiettivo di erudire la comunità loro affidata. Era questo l’ideale di Mons. Attilio Andreatti, il quale comprendeva che, se si volevano sconfiggere fame e guerre, si doveva iniziare dall’elevare culturalmente la gente. L’humus era fertile, ecco allora la costruzione di un edificio che fosse per tutto il popolo: l’asilo per i più piccoli, il teatro per i giovani, la scuola di cucito per le giovani, le aule per la catechesi e per le attività dell’Azione Cattolica.

Cent’anni di scuola materna sono già un lusinghiero traguardo, ma non avrebbe senso festeggiare un edificio di pietre vecchie ormai consegnate alla storia. Ciò che dà valore e non si deve sottovalutare è il fatto che si tratta di un secolo di formazione francescana; un secolo di presenza delle religiose della Congregazione di Gemona, che hanno educato e formato generazioni di Paesani al rispetto delle persone e delle regole, ad aver fiducia nella Provvidenza e soprattutto a guardare al futuro con fede e gioia evangelica; un patrimonio da non disperdere.

Queste consacrate, inizialmente magari poco erudite, hanno mantenuto saldo il timone per portare migliaia di bambini verso un approdo sicuro, con la prospettiva di un mondo migliore. Hanno tenuto fede, sempre, al loro dovere considerandolo una missione. Mentre in altri ambiti talvolta si sbandava nell’autoreferenzialità o addirittura si perdeva la bussola, loro hanno dimostrato di essere un faro luminoso; sono rimaste fedeli alla loro religio, vocazione e fede, senza tentennamenti. Non sono mancate certamente, nemmeno per loro, le difficoltà; spesso hanno dovuto scrollarsi di dosso la polvere e chiedere l’aiuto divino per superare gli ostacoli, ma hanno proseguito con fermezza sulla rotta intrapresa.

Vengono tutte da Gemona le suore della scuola San Giuseppe di Paese, da una terra carsica aspra e avara, talvolta sussultoria, ma adatta a forgiare fede e caratteri che non vacillano, solidi come la torre antica che sta di fronte alla loro Casa. Qui si formano e si irrobustiscono gli animi secondo il detto latino, Per aspera ad astra. Sotto queste rocce bianche apparentemente sterili, in questo mistico silenzio, nascono i fiori più belli e profumati; qui Dio parla a chi si mette in ascolto. Parafrasando l’amico poeta opitergino, Arturo Benvenuti: “… dove gli altri / non vedono, sotto la pietra / bruciata dal sole / so ancora trovare / i tuoi ostinati, struggenti / fiori”1.

Questi “Fiori” francescani, così sgargianti e gentili, purtroppo sempre più rari e ricercati, coltivati in Santa Maria degli Angeli e trapiantati in terra trevigiana, hanno addolcito e ossigenato per cento anni la vita di Paese. Hanno respirato la stessa atmosfera, goduto dello stesso sole, condiviso le gioie e gli affanni, camminato da sorelle, spesso per sentieri impervi scavati nella dura roccia della vita, a fianco di mamme e papà, di nonni e di innumerevoli altre persone, attivamente, con genuina Carità, per infondere fiducia e indicare l’orizzonte luminoso.

Certo, sono diminuite le vocazioni religiose e sacerdotali. “Segno dei tempi”, si sente dire, e ancora, “Mala tempora currunt”, si ripete quasi con ineluttabile rassegnazione. Il concetto andrebbe invece ribaltato, giacché non può essere il tempo a cambiare la società, ma al contrario, normalmente è la società artefice, libera e responsabile, della propria conduzione esistenziale.

Allora, dopo aver tanto ricevuto, questa comunità, nell’Anno dedicato alla Vita Consacrata, dovrebbe porsi un onesto interrogativo: se non sia giunto il momento di esprimere e coltivare al proprio interno quei “Fiori”, come fu un tempo, magari ancor più resistenti e generosi, adatti al deserto etico e spirituale che si va espandendo. Un interrogativo che andrebbe posto usando il linguaggio evangelico, con la testimonianza e la preghiera in una fede costantemente rinnovata e ribadita, ricercando la fraterna comunione. In sostanza, scuotersi dal torpore di credenti tiepidi per vivere una nuova epifania, ripartendo nel segno della continuità a beneficio della formazione dei giovani e delle famiglie, fronteggiando così un ineludibile declino morale.

Paese ha molto dato nel passato in termini vocazionali. Al tempo di mons. Andreatti e di mons. Ceccato furono numerose le consegne del crocifisso, e ancor di più furono le anime consacrate che prestarono servizio nelle scuole materne, poi, lentamente, si affievolirono come una sorgente che non viene più alimentata. Ora le suore si trovano a fare i conti con l’inesorabilità anagrafica senza il conforto di vedersi rimpiazzate. Allora, come comunità, è il momento di chiedersi: “Fino a quando Paese potrà ancora godere della presenza delle francescane?” Già il drappello si è notevolmente assottigliato negli ultimi anni. Non è il caso né di rassegnarsi né di dare per scontato che qualcosa accadrà comunque. È tempo di agire, di uscire dalla nebbia che offusca lo sguardo, di liberarsi dal cerume di facciata.

È il momento di scuotere i Cieli, ma anche di esprimere e incoraggiare scelte trascendentistiche, che valgano più dell’umana esistenza, vincendo l’atteggiamento di repulsività che talvolta investe anche i genitori cristiani.

Occorre liberare spazio alla Grazia, alla persuasione, affinché rinascano altre vocazioni, magari francescane missionarie, secondo la primordiale matrice della Congregazione del Sacro Cuore; affinché altre anime generose prendano consapevolezza di sé, facendosi strumento di Grazia e di salvezza, una sublimazione destinata a segnare per sempre la propria vita mettendosi in gioco per un bene superiore.

Quale modo migliore di festeggiare un centenario?

1Da “Pietraia Carsica” (1970), versi di Arturo Benvenuti. La composizione si trova nel volume di Giampietro Fattorello: “Arturo Benvenuti, l’opera poetica” - pagg. 142 e 143 - Edizioni Becco Giallo - 2014. Arturo Benvenuti è pittore, poeta e scrittore, autore, tra l’altro, del volume “K.Z.”, una raccolta di immagini-testimonianza prodotte dagli internati nei campi di sterminio, con la prefazione di Primo Levi – II ediz. Becco Giallo - 2014.

GLI ANGELI SONO DI CASA

Mi ha incuriosito il titolo del libro che la feconda penna del nostro caro Mariano Berti ha scelto. Bisogna leggerlo tutto per capire chi sono questi angeli, perché solo all’ultimo capitolo, lui ce ne svela i volti. Ed è bello scoprire che questi angeli sono tutti coloro che si impegnano a “fare della parrocchia la casa del popolo. Del popolo di Dio”.

Il libro raccoglie una storia che da più di cent’anni si è svolta attorno ad una “casa del popolo” che, proprio perché dentro una storia viva, ha preso vari nomi: Casa del popolo, Casa della Dottrina cristiana con Asilo infantile, Asilo infantile, Scuola materna e, ora, Scuola dell’Infanzia. Ma, al di là della denominazione, è stata il luogo di riferimento importante di una comunità cristiana da più di un secolo. Non solo luogo, ma anche e specialmente persone.

Per prime le nostre suore: Suore Francescane missionarie del Sacro Cuore (di Gemona). Una presenza e un servizio che la nostra parrocchia, fin dal 1915, ha ricevuto e riceve da loro: pensiamo alla Scuola dell’Infanzia, ma anche altre attività come la catechesi, l’animazione, la promozione sociale, la gestione del tempo libero, la presenza accanto ai malati. Un servizio, svolto il più delle volte in silenzio, nella discrezione e nell’umiltà di chi sa che prima di tutto è servo della Parola di Dio che chiama e manda, e che chi vuol essere il primo deve farsi servo.

Ma il libro ci apre anche ad altre figure che hanno fatto parte della storia della nostra parrocchia. Attorno alla realtà dell’Asilo troviamo tante persone che hanno donato del loro tempo e una parte della loro vita per questa comunità. Sono storie e situazioni che ci aiutano a riflettere sui grandi doni che Dio fa alla sua Chiesa e che noi, a volte, siamo un po’ distratti e non riusciamo a vedere o cogliere in tutta la loro ricchezza e valenza.

La presenza di queste persone, con quei volti che possiamo ritrovare nelle foto del libro, ci ricordano anche le vicende storiche attraverso le quali la comunità cristiana di Paese è passata. Una storia vissuta, ma anche prodotta e segnata dalla laboriosità, dall’impegno sociale, civile e religioso di una comunità cristiana sempre viva e feconda. Una comunità fatta di tante persone, diverse per vocazione, per impegno e ruoli, ma tutte accomunate da quello spirito di servizio e di dono che rendono ricca la Chiesa e la società.

Ora quella storica “casa”, inaugurata cento anni fa, non è più funzionante. Non sappiamo quale sarà il suo destino. Una nuova Scuola è stata costruita accanto, moderna e funzionale, per continuare quel servizio educativo, sociale e religioso che l’impegno cristiano sente prioritario e mai è stato tralasciato.

Non è questione di luoghi, ma di impegno e vocazione di persone. Altri volti segnano e segneranno la storia della nostra parrocchia. Sono quegli angeli che continuano a tenere aperta e vissuta la “casa” della comunità.

don Giuseppe Tosin

Parroco di Paese

Please publish modules in offcanvas position.

Free Joomla! templates by AgeThemes